Tavola rotonda presso la sede del Consiglio d'Europa

La sfida del nostro tempo: unire l’Europa in un’epoca di crisi multiple

L’unione europea è messa a repentaglio da molteplici crisi che minacciano la sua esistenza e il progetto di pace e di integrazione che essa rappresenta: alla lunga crisi economica e finanziaria si sono aggiunti più recentemente l’emergenza rifugiati e il problema della sicurezza interna.

Alla radice delle difficoltà che l’EU sta incontrando nel fronteggiarle sta il fatto che il suo attuale sistema di governo si è dimostrato inadeguato. Solo costruendo l’unità politica – cioè un sistema di governo efficace, democratico e responsabile a livello europeo – l’Europa può divenire sufficientemente forte da garantire il futuro dei cittadini europei, sia in termini di sicurezza interna ed esterna, sia per quanto riguarda la crescita, l’occupazione e la sicurezza sociale.

Il quadro istituzionale per costruire oggi l’Europa: un’Unione a due cerchi

Nonostante tutte le sfide di fronte a cui si trova l’Europa, gli eventi degli ultimi mesi hanno messo in luce l’esistenza di un profondo disaccordo tra gli Stati membri dell’UE, dovuto in parte alla mancanza di fiducia reciproca, ma, soprattutto, alla diversità di opinioni sul futuro dell’Europa e al fatto che alcuni di essi non intendono condividere i valori politici sovranazionali ed acconsentire alla cessione di sovranità necessaria per costruire l’unità politica e per riacquistarla a livello Europeo.

Di conseguenza, è divenuta sempre più necessaria una riforma istituzionale che formalizzi l’esistenza di un’Unione a due cerchi. Come già riconosce l’accordo tra il Regno Unito e il Consiglio europeo: “Gli Stati membri che non partecipano ad ulteriori approfondimenti dell’unione economica e monetaria non creeranno ostacoli, anzi faciliteranno tali ulteriori approfondimenti” e “gli Stati membri la cui moneta non è l’euro non impediranno l’attuazione di atti giuridici direttamente legati al funzionamento dell’area euro e si asterranno da misure che mettano a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi dell’unione economica e monetaria”. Mentre viene riconosciuto uno status speciale per uno Stato membro che non intenda raggiungere una sempre più stretta unione, “è garantita la coesistenza di diverse prospettive all’interno di un unico quadro istituzionale che assicuri la coerenza e l’effettiva operatività dei meccanismi dell’Unione, l’eguaglianza degli Stati membri di fronte ai trattati, la parità di condizioni e l’integrità del mercato interno.”

Di conseguenza, per raggiungere l’unità politica, il progetto europeo deve essere fondato sulla creazione di un nucleo federale, aperto a tutti i paesi che vogliano parteciparvi; questo nucleo non può che essere irreversibile e capace di vincolare gli Stati membri alla mutua responsabilità e solidarietà. Contemporaneamente la riforma deve prevedere un diverso livello di partecipazione alle istituzioni dell’UE per tutti i paesi che scegliessero di non partecipare al nuovo nucleo federale, ma di continuare a far parte del mercato unico dell’UE.

Le riforme necessarie possono essere realizzate o attraverso la revisione dei Trattati esistenti, o per mezzo di un nuovo trattato o di un protocollo tra gli Stati membri di questo nucleo federale.

Verso una sovranità europea: è ora di rivedere i Trattati

Alcuni miglioramenti della governance dell’UEM e di altre politiche possono essere ottenuti con il Trattato di Lisbona purché i governi nazionali mostrino la volontà politica di farlo. Ma la questione della modifica dei Trattati dovrebbe essere posta al centro del dibattito politico europeo.

La nuova architettura istituzionale dell’UE dovrebbe mirare a costruire una vera sovranità europea, a creare un sistema federale di livelli di governo coordinati e indipendenti. Bisogna superare gli attuali deficit di efficienza, democrazia e responsabilità. La Commissione europea deve evolvere in un vero governo europeo responsabile davanti al Parlamento europeo, che rappresenta i cittadini, e al Consiglio, trasformato in una sorta di Senato degli Stati membri per tutte le questioni legislative. Come prima tappa, deve essere migliorata la governance dell’Unione economica e monetaria, mettendola sotto il controllo democratico al Parlamento europeo e del Consiglio e rendendola responsabile di fronte ad essi, nominando un Ministro delle finanze dell’area euro, che deve essere dotato del potere sia di attuare una coerente politica economica sostenuta da un vero bilancio dell’eurozona finanziato da risorse proprie, sia di intervenire nell’impostazione di politiche economiche e fiscali nazionali nei casi in cui gli standard fissati di comune accordo non fossero rispettati. Il bilancio dell’eurozona dovrebbe essere finanziato della sopracitate risorse proprie, rappresentate da tasse a livello europeo, in particolare dalla tassa sulle transazioni finanziarie, dai profitti della Banca centrale europea e dall’emissione di titoli pubblici europei.

La struttura istituzionale modificata dovrebbe essere costruita attorno all’unione politica dei paesi che condividono l’euro o almeno di una maggioranza di essi. Dovrebbe essere aperta ai paesi che non appartengono all’eurozona ma siano veramente impegnati ad entrare nella moneta comune ed incoraggiare al massimo la loro partecipazione onde facilitare il processo di integrazione con il nucleo federale. Non sono necessarie nuove istituzioni, ma semplicemente un adattamento dei ruoli e delle funzioni di quelle esistenti con soluzioni flessibili di partecipazione e di contributo alle decisioni. In particolare, il forte ruolo del Parlamento europeo, che rimane, nel suo insieme, il Parlamento dell’intera Unione, deve essere mantenuto e rafforzato anche nel nucleo federale, con la clausola che quando sono in questione decisioni che riguardano l’area euro, in particolare nel caso di legislazione fiscale rivolta specificamente agli Stati membri dell’eurozona, votino solo i parlamentari di tali Stati, sebbene tutti siano invitati a prendere parte alla discussione.

Tale nuovo trattato deve estendere la giurisdizione della Corte europea di giustizia a tutti i campi della legislazione dell’UE.

Inoltre la riforma dei Trattati deve essere utilizzata per creare un bilancio dell’eurozona destinato ad obiettivi come il sostegno della stabilizzazione macroeconomica, l’offerta di un’assicurazione contro gli shocks, la fornitura di beni pubblici e di assistenza per le necessarie riforme nei paesi dell’eurozona e lo stimolo della convergenza con il nucleo federale dei paesi non appartenenti all’area euro.

I paesi che non vogliono partecipare al nucleo federale devono avere la possibilità di rimanere integrati nel mercato unico nel quadro dell’acquis communautaire, ma non dovrebbero avere il potere di ostacolare la costruzione del nucleo federale.

Sviluppare politiche sopranazionali a sostegno dell’unificazione

Parallelamente all’apertura del processo di revisione dei Trattati, sono urgentemente necessarie politiche mirate a recuperare la fiducia ed il sostegno dei cittadini. Tali politiche devono affrontare tutti i problemi che stanno creando paura ed incertezza nell’opinione pubblica, sottraendo così alle forze populiste e nazionaliste le false soluzioni che tentano di presentare.

In campo economico e finanziario – In questo campo, sono assolutamente necessarie politiche mirate a contrastare l’approfondirsi delle divergenze economiche tra gli Stati membri dell’area euro, unitamente, a livello dell’eurozona, ad una vera capacità di spingere la crescita e l’occupazione. L’eurozona necessita: di un’Unione bancaria completa e di una vera unione del mercato dei capitali; di strumenti di stabilizzazione e di adattamento per fronteggiare shocks e squilibri economici; di un vero piano di investimenti finanziato, deciso ed attuato a livello europeo – (da questo punto di vista, il cosiddetto piano Juncker è un primo passo positivo, ma la capacità dell’eurozona in questo campo deve essere rafforzata in modo sostanziale); di un bilancio ad essa dedicato, con risorse proprie; dell’attuazione di riforme strutturali da parte degli Stati membri.

In campo sociale – Oltre alla riduzione  degli squilibri macroeconomici tra gli Stati membri, è cruciale, per mantenere la stabilità delle nostre democrazie a tutti i livelli, arrestare ed invertire lo sviluppo delle ineguaglianze sociali: sfide ad esse legate sorgono in tutta l’Unione europea e assumono forme diverse. Il deterioramento della coesione sociale nelle nostre società, ad esempio tra comunità religiose, è una sfida cruciale che può essere affrontata solo con una risposta europea, basata sui valori europei. La questione del raggiungimento della solidarietà tra cittadini europei, gruppi di cittadini e Stati membri è cruciale nel dibattito su come reagire alla sfida della migrazione in Europa. Le preoccupazioni circa i diritti sociali e i doveri dei rifugiati può trovare una risposta solo se vista da una chiara prospettiva dei valori sociali e delle possibilità di intervento a livello europeo. L’aumento delle diseguaglianze sociali, il deterioramento della coesione sociale e e le preoccupazioni sull’accesso al sistema di sicurezza sociale sono alla base di attuali problemi, quali la disaffezione nei confronti dei sistemi politici, le questioni di identità e di cultura, la frustrazione derivata dalla percezione dell’ingiustizia dei sistemi di solidarietà e di redistribuzione e la paura degli altri, che avvelena il dibattito democratico nei paesi di tutto il mondo.

Nel campo della giustizia, della libertà e della sicurezza – L’Unione europea ha anche bisogno di progredire nel campo della giustizia, della libertà e della sicurezza. Bisogna opporsi ad ogni proposta di sospendere o di diluire qualsiasi acquisizione raggiunta a livello europeo, soprattutto per quanto riguarda la reintroduzione di controlli ai confini interni entro l’area Schengen. E’ necessario creare rapidamente una gestione europea integrata dei confini esterni dell’Europa, adottando le proposte della Commissione mirate a ripristinare un sistema Schengen pienamente funzionante, attraverso la creazione di una polizia europea di frontiera e di una guardia costiera europea e la trasformazione dell’Ufficio europeo di supporto all’asilo in una agenzia federale dotata di poteri. Occorre sviluppare un’intelligence e forze di polizia europee integrate per fronteggiare efficacemente la criminalità internazionale e le minacce alla sicurezza interna, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali. L’UE ha urgente bisogno di un comune sistema europeo di asilo efficace e ben bilanciato, basato sulla fiducia reciproca  e sulla solidarietà fra gli Stati membri. Occorre creare un quadro legale per la politica sulla migrazione, anche in grado di distribuire equamente il peso di tale politica, tenendo conto sia delle nuove vie e delle nuove tendenze della mobilità umana, sia delle sfide demografiche e produttive. In questa prospettiva, bisognerebbe introdurre un’ambiziosa politica di integrazione a livello europeo per rispondere alle sfide generate dalle diversità etniche, religiose e culturali che le società europee si trovano a fronteggiare e per impedire tutte le forme di razzismo e di xenofobia.

Per quanto riguarda la politica estera, di sicurezza e di difesa – L’Unione europea non diverrà l’attore globale che aspira ad essere a meno che gli Stati membri non si impegnino a sviluppare una politica estera, di sicurezza e di difesa comune in modo da superare gli attuali approcci nazionali, divergenti e inefficaci. Tale politica deve innanzitutto assumersi la responsabilità di contribuire alla stabilizzazione delle vicine aree nel Mediterraneo e in Medio Oriente. Inoltre, al fine di creare una vera Unione europea di difesa, con il pieno coinvolgimento del Parlamento europeo nel quadro di una forte politica estera europea unificata, è necessario che il Consiglio lanci una credibile roadmap che preveda la creazione di un esercito europeo.

 

Prendendo in considerazione tutte le considerazioni di cui sopra, il XXV Congresso dell’UEF, riunito a Strasburgo, dà mandato ai suoi organi di preparare al più presto e sulla base delle linee-guida di cui sopra, gli strumenti pratici da utilizzare a livello europeo e locale da parte delle sezioni nazionali, regionali e locali nella mobilitazione dell’opinione pubblica e nella richiesta a tutti i parlamentari europei e nazionali e agli altri leaders politici nazionali ed europei di farsi sostenitori e di adoperarsi per il raggiungimento degli obiettivi di cui sopra.

  

L'Unità Europea

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