Dal discorso di apertura della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in occasione della presentazione del libro "La saggezza e l'audacia. Discorsi per l'Italia e per l'Europa", a un anno dalla scomparsa di David Sassoli

[…] Nell'estate del 2021 David mi chiese di accompagnarlo in visita all'ex campo di concentramento di Fossoli. Un luogo in cui i soldati nazisti massacrarono decine di partigiani italiani che combattevano per la libertà di tutti noi. Il discorso di David a Fossoli era una lettera d'amore per l'Europa. La nostra Unione, disse, è nata in risposta all'orrore dell'Olocausto e della guerra. Quindi rivolse una domanda semplice ma incisiva: "Vi siete mai chiesti perché i regimi autoritari, tutti, temono così tanto l'Europa? Non facciamo la guerra, non imponiamo il nostro modello. E allora, perché si preoccupano di noi? Vi è un solo motivo. I valori europei mettono paura, perché le libertà consentono uguaglianza, giustizia, trasparenza, opportunità, pace. E se è possibile in Europa, è possibile ovunque. Non dimentichiamoci di quello che siamo, di quanta voglia di Europa vi è nel mondo." Questo accadeva mesi prima che la Russia cominciasse la sua guerra di aggressione contro l'Ucraina – un paese e un popolo che avevano deciso di abbracciare i valori europei. Oggi sembra una profezia.

[…] Ci sono tre cose di lui che mi hanno sempre colpita e che vorrei condividere con voi oggi.

In primo luogo, il suo profondo senso della storia. David era un uomo dalla lunga memoria. Ed è questo che ha alimentato la sua passione per l'Europa. Sapeva esattamente cosa fosse accaduto prima della nostra Unione. Lo sapeva da suo padre, che aveva combattuto nella Resistenza. Lo sapeva dalla sua gioventù, quando David era membro attivo di un'associazione chiamata La Rosa Bianca, in memoria dei giovani tedeschi che si opposero con coraggio al nazismo. Non si stancava mai di parlare degli orrori della Seconda guerra mondiale e del coraggio visionario di coloro che hanno costruito la nostra Europa unita. Il giorno in cui venne eletto Presidente del Parlamento europeo David dichiarò: "L'Unione europea non è un incidente della Storia. La nostra storia è scritta sul dolore, sul desiderio di libertà di Sophie e Hans Scholl, sull'ansia di giustizia degli eroi del Ghetto di Varsavia, sulle primavere represse con i carri armati nei nostri paesi dell'Est. Non siamo un incidente della Storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l'antidoto alla degenerazione nazionalista." David sentiva la responsabilità non soltanto di preservare la memoria del nostro passato, ma anche di impedire a quel passato di tornare. È esattamente quello che gli ho sentito dire a Fossoli e in molte altre occasioni: "Se è accaduto una volta, può accadere di nuovo". Credeva che fosse nostro dovere rimanere vigili. E David è stato effettivamente un garante della democrazia e dei diritti nella nostra Unione. È per questo che ha denunciato a gran voce ogni nuovo episodio di antisemitismo. È per questo che si è battuto così strenuamente affinché i migranti fossero trattati con dignità e solidarietà. È per questo che, da devoto cattolico, ha sostenuto i diritti delle persone LGBTI e ha lottato instancabilmente contro la discriminazione. I valori dei padri fondatori e delle madri fondatrici sono stati anche la bussola con cui David si orientava per il futuro. 

David credeva nella democrazia europea, nel suo potere e nella sua capacità di garantire diritti più ampi a un numero sempre maggiore di cittadini. Credeva nel ruolo vitale del Parlamento europeo, inteso come Casa della democrazia europea. E, durante la pandemia, ha rivoluzionato il modo di lavorare del Parlamento affinché potesse continuare a servire i cittadini europei in tempi di estrema necessità. […]

Forse è a causa del suo senso della storia che David ha sempre capito quando era il momento per noi, leader europei, di intervenire per plasmare il corso della storia. Questo è il secondo pensiero su David che vorrei condividere. Da persona con un lungo passato di giornalista, percepiva sempre quando i tempi erano maturi per un cambiamento. È quanto traspare dai suoi discorsi al Consiglio europeo, nella sezione conclusiva di questo libro. Nei primi mesi dei nostri rispettivi mandati, il messaggio di David ai leader europei è stato forte e chiaro. Ascoltiamo la voce dei nostri giovani. Hanno parlato e chiedono prima di ogni altra cosa: azione per il clima e giustizia climatica. E cito: "Avremmo dovuto insegnare noi ai nostri figli […] che il dono che ci è stato fatto, il nostro mondo, […] è ben più fragile di quanto pensassimo. […] Troppe volte è accaduto invece il contrario". David sapeva ascoltare e sapeva guidare. È anche grazie a David e al sostegno del Parlamento che la prima proposta promossa dalla nuova Commissione europea è stato il Green Deal europeo. Ed è anche grazie a lui che il Green Deal europeo è incentrato a tal punto sulla giustizia sociale e su una transizione giusta.

Poi è sopraggiunta la pandemia e, ancora una volta, David ha fatto sentire la voce della saggezza in seno al Consiglio europeo. Ricordo il vertice cruciale in cui abbiamo raggiunto un accordo su NextGenerationEU, la nostra proposta relativa al piano per la ripresa dell'Europa. Come sempre, David non usò mezzi termini e ammonì: "La posta in gioco è la sopravvivenza dell'Unione. Siamo sotto i riflettori di tutto il mondo. Dimostriamoci degni della fiducia che i nostri cittadini […] nutrono in noi". David non era soltanto un arguto oratore, ma un raffinato politico. Capiva i meccanismi della politica e le logiche del potere. Ma chiunque poteva vedere che David era entrato in politica per passione e non per sete di potere. E questa sua caratteristica è ciò che lo ha reso così credibile e autorevole. Per questo, quando è mancato, tutti gli schieramenti politici hanno reso omaggio a David Sassoli. La sua passione e la sua onestà travalicano le divisioni politiche.

[…] Il presidente buono, come l'hanno definito. E anche se non ha mai perso il sorriso, David sapeva combattere per quello in cui credeva. Si è battuto per la giustizia sociale nei difficili mesi della pandemia. Si è battuto per la solidarietà all'interno della nostra Unione. È stato persino dichiarato persona non grata dalla Russia per la sua posizione inequivocabile in materia di diritti umani. David era davvero buono e coraggioso, saggio e audace, e non avreste potuto scegliere titolo migliore per riassumere la sua vita e il servizio che ha reso alla nostra Unione.

 

Dalla prefazione di Sergio Mattarella del libro "La saggezza e l'audacia. Discorsi per l'Italia e per l'Europa"

 […] La democrazia, la libertà, l’uguaglianza nei diritti, il primato della persona hanno ormai radici robuste nella nostra civiltà, ma sarebbe un grave errore considerarli ineliminabili perché oggi ci appaiono scontati. Affinché quei valori continuino a essere coltivati e sempre meglio attuati è necessario averne costante cura attraverso l’equità sociale, la solidarietà, la cooperazione, il rispetto dell’ambiente, la costruzione della pace. E, ovviamente attraverso una buona politica, e dunque con istituzioni democratiche aperte alla partecipazione e in grado di assumere decisioni efficaci per i cittadini.

Oggi proprio l’Europa – in questo risiede uno dei messaggi più importanti di David Sassoli – rappresenta una dimensione essenziale, irrinunciabile per la nostra democrazia e per la libertà di ogni cittadino europeo. Senza le istituzioni europee i singoli Stati – anche i più grandi – sarebbero impotenti di fronte alle sfide sempre più globali: dai mutamenti climatici ai movimenti migratori, dalle dinamiche demografiche a quelle geopolitiche e militari condotte da attori dimensione continentale, ai poteri economici e finanziari che travalicano i confini e condizionano i mercati. […]

Il Presidente Sassoli è stato uno dei protagonisti di questa svolta, che ha indirizzato l’Europa sulla strada della solidarietà interna e di politiche economiche espansive. E queste sue pagine dimostrano quanto fosse fondata la convinzione di Robert Schuman e Jean Monnet che L’Europa si costruisce attraverso le crisi. […]

Che l’Europa prosegua il nuovo percorso giungendo a livelli di integrazione sempre più efficaci, democratici, partecipi. A questo fine Sassoli si è tanto battuto per il varo e poi per lo svolgimento della Conferenza sul futuro dell’Europa, anche con la convinzione della necessità di modifiche dei Trattati.

 

  

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