La guerra in Ucraina, il mondo in fiamme, la federazione mondiale in cui crediamo.

Ricordiamo tutti quel 17 febbraio del 2022, quando la Russia iniziò la sua presunta “operazione speciale in Ucraina” per distruggere di nuovo il nazismo rinnovando le glorie dell’Armata Rossa. Mentre i missili cadevano su Kiev, Putin esortava gli ucraini ad accogliere gioiosamente i soldati con la lettera “Z”, promettendo che tutto si sarebbe concluso in pochi giorni.

Ricordiamo tutti quel che rispose, a sorpresa, l’attore-presidente Volodymyr Zelensky alle autorità USA che gli offrivano un rifugio sicuro oltre la frontiera: mandateci armi, tante armi per combattere. L’Occidente reagì con forza e unità, l’Europa e gli Stati Uniti si schierarono a fianco del paese aggredito, l’orso russo si trovò, pur crudele e sanguinario, dieci mesi dopo con le zampe affondate nella neve.

Agli inizi di questo inquieto 2024, la situazione ci appare più complicata che mai. La guerra in Ucraina continua, in oltraggio ad ogni diritto internazionale e umanitario, mentre nuovi scenari di guerra si moltiplicano tutto intorno. 

Così, in Medio Oriente, al mostruoso attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 sta seguendo la feroce rappresaglia di Israele. Le Nazioni Unite assistono impotenti a questa nuova tragedia. L’Europa appare divisa, ma le sue due donne apicali, Ursula von der Leyen e Roberta Metsola, hanno ribadito il sostegno incondizionato alla nazione ebraica. Curioso, sul piano della logica, il diverso atteggiamento dell’Unione Europea nei confronti di Kiev e di Gaza: nel primo caso, L’Europa si è schierata in modo incondizionato per il paese aggredito, e proprio in questi giorni il Consiglio ha preso la storica decisione di avviare i negoziati per accogliere l’Ucraina e la Moldavia. Nel secondo caso, l’Unione non è ancora riuscita a imporre allo stato ebraico amico una soluzione politica per la questione palestinese, anche se nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite siede il rappresentante dello “Stato di Palestina”.

 L’Occidente è diviso, alle prese con una crisi di identità che non conosceva da molti decenni 

La rinnovata tragedia in Medio Oriente ha rimosso dall’attenzione pubblica la guerra in Ucraina. La controffensiva di Kiev annunciata per l’estate non ha dato i suoi frutti, e la resistenza di Kiev appare logorata dallo sforzo immane sostenuto ormai da due anni, e compromessa dall’affievolimento della solidarietà internazionale. L’Occidente è diviso, alle prese con una crisi di identità che non conosceva da molti decenni, mentre Putin, preoccupato solo del proprio dominio, sembra essere uscito dall’isolamento internazionale e si ripropone più arrogante che mai. Attivissimo in Africa e con i BRICS, il gruppo ormai di dieci stati che vuole competere con l’egemonia mondiale degli Stati Uniti, Putin si candida di nuovo al potere, permettendosi di inviare per sempre, nel carcere più a nord del mondo, Aleksej Navalny e con lui tutti gli oppositori residui.

È difficile spiegare a dei bambini, ai giovani, che cosa stia succedendo sulla Terra, e come possa il mondo essere così rovesciato. Sono uomini con le mani sporche di sangue, il presidente turco Erdoğan e quello egiziano Abdel al-Sisi, a proporsi come mediatori di pace nelle tragedie ucraine e palestinesi, alla faccia di quanto essi compiono nei propri paesi contro i diritti umani. Intanto Donald Trump, il presidente golpista, si appresta a tornare a capo degli Stati Uniti con la benedizione di Putin, promettendo agli americani disimpegno e felicità, disordine e dominio. Se vincerà, cesseranno gli aiuti statunitensi alla resistenza ucraina, già bloccati a Washington dall’opposizione repubblicana, e vacilleranno quelli di Bruxelles. Già adesso in Ucraina il sostegno al Presidente Zelensky risulta diminuito, mentre cresce quello per il capo delle forze armate Valery Zaluzhky, sostenitore di una linea meno ostile verso la Russia.

 Cresce il consenso per il capo delle forze armate Valery Zaluzhky, sostenitore di una linea meno ostile verso la Russia. 

Solo l’Europa potrebbe, potrà, introdurre una variabile di valore, una prospettiva differente nello scenario mondiale, se avrà la forza di sconfiggere il ritorno dei nazionalismi, il loro devastante bagaglio di divisioni e distruzione. Se il Consiglio Europeo varerà finalmente, a marzo, la Convenzione invocata dal Parlamento Europeo per cambiare i Trattati e costruire gli Stati Uniti d’Europa, una federazione forte, democratica e sovrana. 

Per questo è importante animare il dibattito politico in Italia, presidiare gli ideali del trattato di Roma del 1957. Unire l'Europa per unire il Mondo, sosteniamo noi federalisti, in nome di quell'art. 11 della Costituzione su cui giurano i parlamentari di fronte al Presidente della Repubblica.

Proprio il Presidente Sergio Mattarella ha ammonito il 7 ottobre in Portogallo che una sconfitta dell’Ucraina avrebbe conseguenze devastanti per l’Europa e il mondo intero. Non possiamo abbandonare il popolo ucraino alla vendetta di Putin. Quando il potere ha la forza di affermare le proprie menzogne come se fossero verità, avvelena il mondo. Per questo deve venire il giorno in cui un potere superiore, quello della Federazione mondiale in cui crediamo, sia in grado di proteggere e di fare giustizia nel nome dell'umanità.

 

  

L'Unità Europea

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MovimentoFederalista Europeo

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