Tra circa nove mesi si terranno le elezioni europee. E’ possibile, vista l’attuale situazione mondiale, che si tratti di un’occasione storica non ripetibile per portare a termine il processo di integrazione europea. C’è anche un anniversario da celebrare: sarà la decima elezione a suffragio universale diretto del Parlamento europeo, cioè di un parlamento sovranazionale, eletto contemporaneamente da cittadini di 27 paesi diversi.

La possibilità di completare il percorso di unificazione europea è sul tappeto: dopo la Conferenza sul futuro dell’Europa (COFOE) nella quale i cittadini europei hanno chiaramente espresso la loro volontà di raggiungere l’obiettivo della Federazione europea e l’immediata iniziativa del Parlamento europeo di chiedere la convocazione di una Convenzione per la riforma dei Trattati, il Consiglio europeo ha inizialmente tergiversato rimandando la palla nuovamente nel campo del Parlamento europeo chiedendo una proposta articolata. Il Parlamento europeo, nella Commissione Affari Costituzionali (AFCO), ha lavorato intensamente ed ha pronto il rapporto che verrà sottoposto al voto in plenaria nelle prossime settimane e che ha contenuti completamente soddisfacenti per i federalisti e coerenti con i risultati della COFOE. Il Consiglio europeo potrà quindi decidere la convocazione della Convenzione per la riforma dei Trattati.

In questo quadro la campagna elettorale per le decime elezioni europee potrebbe finalmente svilupparsi secondo la linea di divisione indicata da Altiero Spinelli nel manifesto di Ventotene nel lontano 1941 facendo emergere il confronto tra nazionalismo e federalismo a livello europeo anziché quello, ormai obsoleto, tra destra e sinistra. Ci sarà la possibilità di una campagna elettorale sui temi europei anziché avere la solita discussione su temi di politica nazionale che si gioca di fatto sempre e solo a livello dei singoli stati.

Alcuni altri fattori possono aiutare la causa del processo di completamento della costruzione dello stato federale in Europa. Il protrarsi della guerra in Ucraina con tutti i lutti che colpiscono ogni giorno le popolazioni coinvolte sul suolo europeo e le incertezze che determina sul destino di tutti gli europei, la questione del drammatico stravolgimento climatico che comincia a determinare perfino disturbi psicologici nelle popolazioni (vanno sotto il nome di “ecoansia”), il fronte della salvaguardia della salute con la pandemia che fa sentire ancora i suoi effetti, sono tutte questioni che richiedono soluzioni che vanno ben oltre la capacità dei singoli stati e che mostrano quindi la necessità sempre meno eludibile di un “governo del villaggio globale” di cui la Federazione Europea è il primo ed imprescindibile passo.

D’altra parte che il mondo abbia bisogno di questo primo passo è sempre più evidente. In assenza di questo si affacciano altre iniziative che vedono gli europei ai margini. Si pensi, ad esempio, alla recente riunione dei BRICS (acronimo che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, paesi emergenti ed in via di sviluppo in origine) svoltasi in Sudafrica e alla quale sono stati invitati molti altri paesi, che stanno pensando alla costruzione di un sistema alternativo a quello che ruota attorno all’(ex)egemonia statunitense.

In quella sede infatti si è pensata perfino l’adozione di una moneta alternativa al dollaro (proposta del presidente brasiliano Lula), si è decisa la possibilità di accogliere altri paesi come membri (sembra che, a partire dal 2024 entreranno Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran). Per inciso si pensi che già adesso i BRICS raccolgono circa il 40% della popolazione mondiale e, con il previsto allargamento, raccoglierebbero circa un terzo del Pil mondiale. La Cina peraltro non fa mistero di voler creare una sorta di alternativa al G7. E’ pur vero che nel blocco dei BRICS vi sono differenze significative ed un orientamento non unanime intorno a tutte le questioni, ma comunque nel corso dell’incontro si è chiaramente parlato di un nuovo modello economico globale e di un nuovo ordine mondiale.

I contenuti dell’incontro dei BRICS sono uno dei segni che il mondo, che ha bisogno di soluzioni alle grandi sfide che riguardano ormai la sopravvivenza della specie umana sul pianeta e che non ha risposte adeguate dalla sua attuale (dis)organizzazione, con una egemonia americana ormai sostanzialmente inesistente, cerca comunque altre strade.

D’altra parte, di fatto, l’ordine mondiale è entrato nella sua fase storicamente nuova, o se preferite nella fase di una instabile transizione verso (si spera) un nuovo equilibrio, con la caduta del muro di Berlino, nell’ormai lontano (per noi ma non per i tempi della storia) 1989, fatto simbolico che ha sancito la fine dell’equilibrio bipolare. Inizialmente si è passati attraverso una fase di “unipolarismo” americano che non poteva reggere e che infatti non ha retto a lungo e adesso assistiamo al tentativo di costruzione di un ordine mondiale addirittura alternativo a quello degli USA o comunque competitivo con esso.

In tutto questo gli europei, che pure sarebbero ancora padroni del proprio destino, purtroppo divisi come sono in piccoli stati nazionali contano sempre meno e presto diventeranno (se già non lo sono) irrilevanti se non riusciranno, in tempi ragionevolmente rapidi, a costituirsi in una vera Federazione. Se questo avvenisse potrebbe cambiare in positivo la storia del mondo ed avviarla verso l’unità politica del genere umano. Mentre senza questo passaggio in Europa, il rischio di un confronto competitivo su scala mondiale e portatore di rischi di guerra, e quindi di catastrofe, si innalza notevolmente. E’ in questo quadro politico mondiale con tutti i suoi riflessi anche economici che si terranno le prossime elezioni europee ed occorre che anche i federalisti facciano la loro parte perché gli europei si rendano conto di qual è la posta in gioco.

E’ chiaro come in questo contesto sia quindi molto importante sostenere la battaglia del Parlamento europeo per la convocazione della Convenzione per la riforma dei Trattati. In questo senso il lavoro che può essere svolto dal MFE in Italia assume una rilevanza che potrebbe essere decisiva anche rispetto alla posizione che il governo italiano deciderà di tenere in questo percorso.

In queste settimane abbiamo davanti a noi l’impegno di allargare l’adesione all’intergruppo parlamentare per l’Europa che abbiamo lanciato con l’incontro presso la biblioteca della Camera del 6 luglio scorso e al quale hanno partecipato e aderito parlamentari italiani ed europei di diverse forze politiche (è intervenuta anche la segretaria del PD Elly Schlein) in modo da saldare l’azione che si sta facendo nel Parlamento europeo con un sostegno visibile e quanto più trasversale possibile anche nel Parlamento italiano così da favorire una posizione adeguata del nostro attuale governo (che non speriamo possa essere di stimolo attivo alla convocazione della Convenzione, ma almeno che non sia ostile).

Ogni militante federalista, anche nelle sezioni più piccole, può entrare in contatto con i parlamentari della sua zona ed invitarli ad aderire al “gruppo per l’Europa” che sta nascendo nel Parlamento italiano.

 Le elezioni europee del 2024 potrebbero essere finalmente quelle in cui si apre una vera lotta politica europea e d’altra parte il tempo per gli europei sta per finire e fra cinque anni potrebbe essere troppo tardi. Il mondo non ci aspetta più!

 

  

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