Durante il suo discorso al Parlamento Europeo il 17 aprile scorso, Emmanuel Macron é ritornato su quanto accaduto alla frontiera italiana, a Bardonecchia, il 31 marzo, quando alcuni doganieri francesi hanno fatto irruzione nella sede di un'associazione che offre assistenza ai migranti. Nel suo discorso Macron sostiene implicitamente il lavoro dei funzionari statali, perché "tutto ciò che accade tra la Francia e l'Italia riguardo all’immigrazione non avviene su iniziativa di uno o l'altro, ma in perfetto coordinamento".[1]

Una solidarietà interna ed esterna

In questo discorso, Macron evidenzia la necessità di avere una maggiore solidarietà interna ed esterna in Europa, cosi come l’ha più volte evidenziato la Commissione  Europea[2]. Quest’ultima ha sviluppato un approccio globale delle frontiere basato su una dimensione esterna, che si concretizza nelle azioni dell'Agenzia Frontex e nella politica di delocalizzazione degli ‘Hotspot’, e su una dimensione interna che non è altro che la politica europea comune in materia di asilo e il regolamento di Dublino.

Quando Emmanuel Macron parla di un perfetto coordinamento, intende fare della cooperazione con l'Italia un esempio di questa solidarietà. Tuttavia, i fatti recenti di Bardonecchia dimostrano che, malgrado le relazioni Italia-Francia siano regolamentate dagli Accordi di Schengen (1995) e dal Trattato bilaterale di Chambéry (1997), tali relazioni mancano della condizione di reciprocità che è la base dei suddetti accordi. Mancanza di reciprocità che era stata segnalata già dal Consiglio dell'Unione Europea[3].  

Nel suo discorso, Macron sottolinea inoltre che questa entente parfaite permette di gestire situazioni umane sempre più difficili. Eppure, l'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI) dà a tal riguardo un’altra versione. L’ASGI denuncia il mancato rispetto da parte della Francia del regolamento di Dublino riguardo ai minori stranieri non accompagnati (MSNA) che tentano di passare il confine franco-italiano. Non sono pochi i casi di MSNA che sono arrestati dalla polizia francese e poi riportati sul territorio italiano, violando cosi non solo il regolamento di Dublino ma anche la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia che la Francia ha ratificato nel 1990.[4]

L’indubbia solidarietà interna nel caso franco-italiano è fortunatamente contrastata dalle azioni delle popolazioni locali residenti nell'area di confine. In questi territori, le persone dei due paesi sono in continuo contatto. Ad esempio, il comune di Bardonecchia possiede il 30% del terreno nel vicino comune francese, Névache. Le autorità locali francesi e italiane comunicano tra di loro per trovare una soluzione comune, in termini della messa a disposizione di edifici comunali e spese comuni. Consapevole delle azioni locali, nel suo discorso del 17 aprile Macron ha proposto di creare un'agenzia europea per sostenere finanziariamente le autorità locali che ospitano i migranti. Proposta che darebbe un quadro legale ad azioni che esistono già informalmente e permetterebbe di ripristinare una certa tranquillità in una zona che diventa sempre più un luogo di scontri, l’ultimo in lista, tra gruppi fascisti e no borders, risale al 21 aprile scorso.

La legislazione francese tra accoglienza e detenzione.

Nel 2016, 22.860 persone sono state detenute nei centri francesi di permanenza per il rimpatrio. Questa situazione sottintende la volontà da parte del governo francese di ridurre la gestione di domande d’asilo sul proprio territorio nazionale e di favorire le politiche di ricollocazione da paesi membri come la Grecia e l'Italia[7], e da paesi terzi come il Niger. In quest’ultimo caso, dal 2017 le autorità francesi intervengono unilateralmente per selezionare i richiedenti asilo.

Un quadro di sicurezza interna ed esterna globale

A livello europeo, alcuni Stati membri hanno ripristinato i controlli alle frontiere in seguito alla crisi migratoria con il consenso della Commissione Europea. La Francia è l'unico stato membro a ristabilire i controlli frontalieri giustificandoli con la minaccia terroristica sul suo territorio[8]. Sebbene la Commissione europea abbia deciso nel 2017 di ripristinare la libera circolazione delle persone come previsto da Schengen, alcuni stati membri (Austria, Slovenia, Francia) proseguono i controlli dichiarando di metter fine ad essi solo quando le frontiere esterne dell’Europa saranno più sicure. La messa in sicurezza di tali frontiere è già in atto: delle strutture d’accoglienza sono state finanziate in Grecia dopo la crisi migratoria del 2014-2015; l'accordo UE-Turchia del 2016 ha contribuito a contenere il flusso di migranti verso la Grecia; il finanziamento europeo per la costruzione di centri di detenzione in Turchia; Frontex ha incrementato la sua presenza nei paesi africani, nominando per esempio un ufficiale di collegamento in Niger; e le operazioni di controllo delle frontiere marittime esterne sono state ampliate.

Il rafforzamento del controllo del confine esterno sembra dunque l'unico orizzonte possibile per garantire la solidarietà tra gli stati membri sul piano interno, che resta al momento alquanto instabile. Ma se è necessario poter contare su una frontiera esterna sicura, ciò non è purtuttavia sufficiente. Occorre infatti, da una parte, una legislazione europea basata sulla solidarietà interna tra gli Stati (superamento del Regolamento di Dublino) nella gestione dei flussi e dell’integrazione dei migranti nella società europea; dall’altra occorre dar  vita a poteri e strumenti che consentano un’operatività di guardie di frontiera (tra gli stati membri) come vere e proprie guardie “federali”. Se la materia dell’immigrazione è europea allora occorre poter disporre di strumenti gestionali ed operativi di natura federale. Anche per evitare nuove Bardonecchia.


[1] Discorso di Emmanuel Macron al Parlamento Europeo a Strasburgo, sessione plenaria del 17 aprile 2018.

[2] Contributo della Commissione al dibattito tematico dei leader dell'UE sul futuro della dimensione interna ed esterna della politica di migrazione (COM(2017) 820 final/2.)

[3] Décision d'exécution du Conseil arrêtant une recommandation pour remédier aux manquements constatés lors de l'évaluation de 2016 de l’application, par la France, de l'acquis de Schengen dans le domaine de la coopération policière, 16 avril 2018.

[4] Precisamente l’articolo 22.1: Gli Stati parti adottano misure adeguate affinché il fanciullo il quale cerca di ottenere lo statuto di rifugiato, oppure è considerato come rifugiato ai sensi delle regole e delle procedure del diritto internazionale o nazionale applicabile, solo o accompagnato dal padre o dalla madre o da ogni altra persona, possa beneficiare della protezione e della assistenza umanitaria necessarie per consentirgli di usufruire dei diritti che gli sono riconosciuti della presente Convenzione e dagli altri strumenti internazionali relativi ai diritti dell’uomo o di natura umanitaria di cui detti Stati sono parti”.

[5] Progetto di relazione al Parlamento europeo e ai parlamenti nazionali sui lavori del comitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna per il periodo da gennaio 2016 a giugno 2017, inviato alle delegazioni in una lettera del 20 novembre 2017.

[6] « 800.000  illégaux dans l’UE depuis janvier » in Tribune de Genève del 4.11.2015 www.tdg.ch)

[7] Il 26 marzo 2018, la Francia ha ricollocato 4.388 persone dalla Grecia e 550 dall'Italia malgrado l’impegno inziale era di 19.714 trasferimenti.

[8] Un nuovo periodo di sei mesi è stato appena notificato al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione con lettera del 6 aprile 2018.

 

  

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