Le conclusioni della Task Force della Commissione Europea sul principio di sussidiarietà e proporzionalità nell’UE.

Alla luce del Libro Bianco sul Futuro dell’Europa, pubblicato nel marzo 2017 dalla Commissione Europea in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, il Presidente Juncker ha nominato una Task Force per approfondire gli aspetti relativi al quarto scenario “Fare meno in modo più efficace”. Il 10 luglio scorso il team di esperti, composto da membri della Commissione Europea, del Comitato delle Regioni e di alcuni Parlamenti nazionali, è arrivato alle sue conclusioni e ha elencato una serie di proposte su come valorizzare le competenze dell’Unione, degli Stati e delle Comunità locali per rispondere meglio ai bisogni dei cittadini.

L’Unione Europea è spesso percepita lontana, ingombrante ed inefficace. Secondo l’opinione diffusa, i processi decisionali europei si svolgono in luoghi distanti dal controllo dei cittadini, producendo una burocrazia eccessiva e una legislazione invadente che interferisce negli affari nazionali e locali degli Stati senza portare un concreto beneficio rispetto ai problemi che essi affrontano. Ma, alla luce dei fatti, possiamo dire con certezza che sia così?

Se da un lato, le decisioni più importanti a livello europeo vengono prese nelle stanze chiuse dei Capi di Stato e di Governo, dove le opinioni pubbliche non hanno accesso diretto e completo, è altrettanto vero che il Parlamento Europeo e la Commissione Europea hanno raggiunto un livello di trasparenza e accessibilità ai dati, alle informazioni e alla legislazione europea che si riscontra in modo equivalente in quasi nessun organo legislativo ed esecutivo corrispondente a livello nazionale. Se da un lato l’Unione Europea si perde, non di rado, in sprechi inutili e grotteschi, come ad esempio il mantenimento di una doppia sede del Parlamento Europeo che costa ai contribuenti circa un miliardo di euro in più a legislatura[1], è altrettanto vero che il costo complessivo dell’amministrazione europea, contrariamente a quanto succede nelle amministrazioni pubbliche nazionali, incide sul bilancio dell’Unione solamene per il 6% della spesa totale con un costo totale a carico di ciascun cittadino pari a circa 18 euro all’anno.[2] Se da un lato, infine, l’Unione europea appare impotente di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, con decisioni spesso tardive e poco incisive, è altrettanto vero che negli ultimi decenni le Istituzioni europee hanno garantito ai cittadini europei una delle legislazioni più avanzate del mondo nel campo della concorrenza e della protezione dei consumatori, con conseguente abbattimento dei prezzi di beni e servizi, nei settori della ricerca e dell’innovazione, nella tutela della salute e dell’ambiente, nella definizione di standard alimentari sempre più elevati.

Al netto di tutto ciò, quello che forse manca realmente nel rapporto tra Unione Europea e Stati Membri è una chiara e coerente suddivisione di competenze rispetto ai bisogni e alle aspettative dei cittadini, in modo tale che questi ultimi possano identificare e ricondurre le responsabilità delle decisioni prese ad ogni livello e attore politico. Per affrontare questo problema, la Commissione Europea, in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, ha pubblicato il Libro Bianco sul Futuro dell’Europea che disegna cinque possibili scenari per migliorare il nostro rapporto con l’Unione Europea[3]. In questo ambito, il Presidente Juncker ha nominato una Task Force, presieduta dal Vice Presidente Frans Timmermans e composta da membri del Comitato delle Regioni e dei Parlamenti nazionali, per esplorare le prospettive del quarto scenario che prevede di “fare meno in modo più efficace”. Nel caso specifico, l’Unione dovrebbe focalizzare la sua azione su un numero ridotto di aree politiche con un numero limitato di risorse in modo da agire più velocemente ed efficacemente. Il Presidente Juncker ha così chiesto alla Task Force di verificare se esistono aree di competenza dell’Ue che potrebbero essere ri-delegate, in tutto o in parte, agli Stati Membri e se sia possibile applicare meglio i principi di sussidiarietà e proporzionalità nella legislativa europea, coinvolgendo maggiormente le autorità locali e regionali nella preparazione ed implementazione delle politiche europee.[4]

Il principio di sussidiarietà, come definito nei Trattati Europei, stabilisce che “nei settori che non sono di sua competenza esclusiva, l'Unione interviene soltanto se e in quanto gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri, né a livello centrale né a livello regionale e locale, ma possono essere conseguiti meglio a livello europeo”. Secondo il principio di proporzionalità, inoltre, “il contenuto e la forma dell'azione dell'Unione si limitano a quanto necessario per il conseguimento degli obiettivi dei trattati”.

La difficoltà ricorrente nell’analizzare l’azione dell’Ue è comprendere e verificare quando una situazione sia effettivamente necessaria da poter giustificare l’intervento europeo. In questo caso, la Task Force ha notato che, sebbene “le attuali politiche dell’Unione conducano ad un valore aggiunto reale e sono proporzionate alle necessità degli Stati Membri”, spesso non si riscontra lo stesso riconoscimento a livello nazionale e locale. Questo è un aspetto cruciale se si considera che 27 Parlamenti nazionali, 74 assemblee regionali con poteri legislativi, 280 regioni e 80.000 Comuni in Europa sono direttamente coinvolti nell’esecuzione di norme e nell’implementazione delle politiche europee.[5] Gli esperti hanno individuato le cause nella mancanza di un approccio condiviso riguardo la valutazione delle situazioni di necessità e nella scarsa partecipazione dei Parlamenti nazionali e degli Enti locali all’elaborazione delle politiche europee.

La Task Forse ha proposto di rinnovare il metodo di lavorare dell’Istituzioni europee in modo da permettere alle autorità locali, regionali e ai parlamenti nazionali di dare un contributo più efficace all'elaborazione delle politiche dell'UE e alla progettazione della nuova legislazione. Nella visione degli esperti, infatti, “i criteri di sussidiarietà e proporzionalità dovrebbero essere valutati in modo più coerente da tutti i livelli di governo”, sulla base di una "griglia comune", in modo da verificare congiuntamente e in via preliminare se l’intervento europeo sia realmente giustificato, in parte o in tutto, da condizioni di necessità e dall’apporto di un valore aggiunto rispetto all’azione degli Stati Membri. Inoltre, per coinvolgere maggiormente gli attori legislativi nazionali e le autorità locali nelle fasi del processo legislativo europeo, si suggerisce di inserire due passaggi in cui le autorità locali e regionali possano esprimere le proprie considerazioni sugli impatti territoriali di una proposta legislativa e valutarne gli effetti successivamente. Allo stesso modo, si propone di rafforzare il controllo dei Parlamenti nazionali, estendendo i tempi per presentare le proprie osservazioni sulle proposte legislative europee, da 8 a 12 mesi, e migliorando la sincronizzazione delle attività e il flusso di informazioni tra i livelli nazionali ed europeo. In questo modo si vuole favorire una legislazione europea che nasca dal basso e non sia imposta dall’alto. Il beneficio maggiore di un sistema di governo multilivello deriva dalla possibilità di legare problemi e soluzioni ad ogni rispettivo livello di governo in base alla natura e alla dimensione dell’intervento necessario: locale, nazionale ed europeo. In base a questi principi, la Task Force ha concluso il report affermando che oggi “non sono state identificate competenze europee che dovrebbero essere ri-delegare, in parte o in tutto, agli Stati Membri”. Anzi, si ravvede il “bisogno di una maggiore azione dell’Unione in nuove aree emergenti, quali la difesa, la sicurezza e l’immigrazione, dove il suo valore aggiunto sarebbe necessario” ma le competenze non sono ancora sufficienti. In questo caso, ci troviamo di fronte ad una situazione inversa: non è l’Unione che invade il perimetro di azione degli Stati Membri, ma sono questi ultimi che impediscono all’Europa di agire in base alle necessità. Per rendere più efficace il sistema europeo, è urgente ricondurre il principio di sussidiarietà ad una più vasta riforma federale delle Istituzioni europee, in modo che i poteri e le responsabilità siano bilanciate coerentemente con le sfide e i bisogni del nostro tempo.

 

[1] Ciò avviene spesso più per effetto delle scelte degli Stati Membri che per una reale volontà dei parlamentari europei, i quali, a riguardo, invece hanno lanciato una campagna bipartisan denominata “One Single Seat” a favore di una sola sede del Parlamento Europeo. Vedi: http://www.singleseat.eu/

[2] Dati Bilancio UE 2017: https://europa.eu/european-union/about-eu/money/expenditure_it

[3] https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/libro_bianco_sul_futuro_dell_europa_it.pdf

[4] Report on the Task Force on Subsidiarity, Proportionality and “Doing Less More efficiently”
Vedi: https://ec.europa.eu/commission/files/report-task-force-subsidiarity-proportionality-and-doing-less-more-efficiently_en

[5] Report on the Task Force on Subsidiarity, Proportionality and “Doing Less More efficiently”
Vedi: https://ec.europa.eu/commission/files/report-task-force-subsidiarity-proportionality-and-doing-less-more-efficiently_en

 

 

  

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