Il trentesimo anniversario della scomparsa di Altiero Spinelli coincide con un momento per molti versi drammatico  della costruzione europea. La crisi economica, che ha avuto origine negli Stati Uniti, ha manifestato le sue conseguenze più gravi in Europa. Adottato l'euro e portato a termine il più grande allargamento della sua storia, col Trattato di Lisbona l'Unione pensava di aver raggiunto un equilibrio stabile per i prossimi decenni.  I suoi strumenti e le sue procedure si sono invece rivelati inadeguati ad affrontare la crisi dell'Eurozona. L'Eurogruppo ha quindi dovuto mettere in cantiere una serie di accordi intergovernativi per salvare la moneta unica e lo stesso processo di unificazione europea. A questi si sono aggiunti i decisivi provvedimenti della BCE e gli aiuti del FMI.

Gli stessi governi hanno riconosciuto la precarietà di tali compromessi, prospettando una road map per le quattro unioni: bancaria, fiscale, economica e politica. Illudendosi però che si potessero realizzare gradualmente ed in questa successione, mentre solo l'unione politica rende attuabili le altre tre. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: ci si è fermati solo alle tappe previste – e non a tutte – per l'unione bancaria (la vigilanza unica, per di più solo per le grandi banche, ed il fondo per la soluzione delle crisi bancarie, che andrà però a regime in ben 8 anni) e l'Europa è caduta in un'impasse. Nel frattempo le crescenti ondate migratorie che si riversano sul Vecchio Continente a causa di guerre, carestie, Stati falliti e terrorismo hanno rivelato l'assoluta impotenza di tutti gli Stati europei a trovare dei rimedi a problemi strutturali e di lunga durata che impongono all'Europa di dotarsi, oltre che di una politica dell'immigrazione e dell'asilo, di una politica estera e della sicurezza in grado di stabilire nuovi rapporti con la Russia, con il Medio Oriente e con l'Africa. Non essendoci più vie d'uscita nazionali e mancando un progetto europeo, molti cittadini si sentono – e vengono istigati a proclamarsi - sempre più impotenti, sfiduciati, insicuri.

Nel 2007 il Movimento Federalista Europeo ha voluto attribuire il primo “Riconoscimento Altiero Spinelli” al Presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi. Già allora, dopo l'esito negativo dei referendum francese ed olandese sul progetto di Trattato che istituiva la Costituzione europea, era del tutto chiaro che l'edificio europeo soffriva di una crisi d'identità che ne minacciava le stesse fondamenta. Oggi, a distanza di nove anni, quella minaccia è ancora più incombente. Da un lato, infatti, le crisi sono diventate più frequenti e virulente, perché le sfide si sono moltiplicate senza che siano stati ancora approntati gli strumenti economici, politici e soprattutto istituzionali per poterle affrontare. Dall'altro, sono aumentati i nemici del progetto europeo, che, presenti in un numero mai così alto nello stesso Parlamento europeo, in alcuni Paesi si vantano di  essere ormai la maggioranza.

Per questo l'audacia, la perseveranza e la lealtà verso la causa europea del Presidente Napolitano meritano di essere additate come un esempio. Nella lettera in occasione del 65° anniversario della Dichiarazione Schuman, i Presidenti emeriti Ciampi e Napolitano, dopo aver rammentato di appartenere “entrambi alle generazioni che hanno vissuto direttamente la devastante esperienza della seconda guerra mondiale”, affermano di aver potuto per questo “comprendere in tutto il loro valore e condividere naturalmente i segni di una volontà nuova di rimuovere le cause di un doppio sanguinoso conflitto nel cuore dell’Europa, di gettare le basi di una pace duratura, di unire finalmente le forze dei popoli europei.”

Il Presidente Napolitano ha ricordato più volte che le proprie ferme convinzioni a favore dell'unità europea sono maturate in seguito a riflessioni durate qualche decennio. Non è certo un caso che in questo cammino egli abbia incontrato un uomo della precedente generazione che aveva compiuto quello stesso percorso nel periodo tra le due guerre mondiali: Altiero Spinelli. E', infatti, attraverso il fecondo dialogo con l'autore del Manifesto di Ventotene sviluppatosi nell'ultimo decennio della sua vita (1976 – 1986) che l'ideale federalista diventerà il faro a cui il Presidente Napolitano non cesserà mai di ispirarsi nella sua attività di parlamentare nazionale ed europeo.

Come Presidente della Camera dei Deputati (1992 – 94), in uno dei passaggi più difficili della storia repubblicana, egli si adoperò perché, pur nel variare degli uomini e delle formazioni politiche, venisse conservata quella nobile tradizione europeista e sovranazionale che aveva trovato la sua più alta espressione nell'art. 11 della nostra Costituzione. Come Ministro dell'Interno nel primo Governo Prodi, vide poi coronati gli sforzi per inserire l'Italia nel gruppo di Paesi che adottarono fin dall'inizio la moneta europea e per far accogliere il nostro Paese nell'area di Schengen.

La profonda esperienza maturata nelle istituzioni nazionali ed europee e la chiara consapevolezza del cammino ancora da compiere per rendere solida ed irreversibile l'Unione monetaria ispirarono il Presidente Napolitano alla guida della Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo negli anni che videro l'approvazione della Carta dei diritti fondamentali, la Dichiarazione di Laeken e l'elaborazione del Trattato costituzionale da parte della Convenzione presieduta da Giscard d'Estaing.

Infine, come Presidente della Repubblica (2006 - 2015), Giorgio Napolitano ha dovuto affrontare le prove forse più dure nel suo pur non breve servizio delle istituzioni repubblicane. L'euroscetticismo ha ormai messo stabili radici anche nel nostro Paese, come il Presidente dovette rilevare fin dalla sua visita a Ventotene subito dopo l'elezione. Le sterili polemiche non gli hanno però mai impedito di esercitare la sua opera di persuasione con quella costanza e quella capacità pedagogica che hanno contraddistinto i suoi interventi durante i quasi nove anni di presidenza.

I federalisti europei non possono e non vogliono dimenticare soprattutto i due momenti in cui la mano ferma del Presidente Napolitano ha saputo guidare il Paese attraverso passaggi particolarmente insidiosi, che avrebbero potuto avere conseguenze inimmaginabili per l'Italia e per l'Europa. Merita di essere anzitutto citata la straordinaria tempestività con cui nel novembre 2011 fu trovata una soluzione appropriata ad una crisi di governo che poteva trascinare il nostro Paese fuori dall'Unione monetaria. Ancor più degno di plauso e di ammirazione è il personale sacrificio che il Presidente Napolitano compì dopo l'esito incerto delle elezioni politiche del febbraio 2013, quando accettò la rielezione per dare una prospettiva alla legislatura appena iniziata e non veder vanificati i sacrifici compiuti nel periodo precedente.

Queste fasi della politica italiana ed europea non sono state facili nemmeno per il Movimento Federalista Europeo, spesso visto come prigioniero dei sogni del passato o privo di quello spirito che si ammanta come realismo ed è invece solo spregiudicato cinismo. I militanti federalisti, tuttavia, hanno sempre trovato in tutti questi anni un sicuro ed autorevole punto di riferimento al vertice delle istituzioni italiane, quello del Presidente Napolitano. Per questo gli esprimono oggi la loro commossa e partecipe gratitudine, conferendogli il “Riconoscimento Altiero Spinelli ai costruttori dell'Europa federale”.

Roma, Senato della Repubblica, 22 gennaio 2016

  

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