Per esprimere un giudizio complessivo sull’incontro di Ventotene fra  Renzi, Merkel e Hollande, occorre chiarire la situazione in cui si trova oggi il processo di unificazione europea. L’UE si trova di fronte a sfide esistenziali aventi come unica risposta valida, in linea generale, il rapido avvio di un processo costituente per giungere ad un’unione politica federale. E ciò per diversi motivi.

Anzitutto non si può più rinviare la creazione di un vero governo economico europeo, in sostanza il passaggio da una semplice integrazione economica (cioè solo basata sul libero movimento di merci, persone, capitali e servizi) ad un’integrazione economica accompagnata da forti politiche sopranazionali dirette ad affrontare gli squilibri sociali e territoriali prodotti da un mercato non adeguatamente governato. In mancanza di questa svolta, che implica soprattutto un bilancio federale con adeguate risorse proprie, i fenomeni crescenti della disuguaglianza, della disoccupazione e dei divari fra paesi forti e paesi deboli finiranno per mantenere l’UE in uno stato di continua crisi economica.
In secondo luogo è emersa in termini imperiosi la sfida della sicurezza dell’Europa. Essa si confronta con gravissime minacce di natura globale derivanti in particolare: 1) dalle contraddizioni di una globalizzazione non governata che determina povertà e migrazioni bibliche; 2) dall’incubo dell’olocausto ecologico; 3) dal crescente disordine internazionale che si manifesta in particolare con il terrorismo, la ripresa della corsa agli armamenti e l’instabilità cronica di intere regioni, in un contesto caratterizzato dal declino irreversibile dell’egemonia americana e della sua funzione relativamente stabilizzatrice. Ma al di là di queste minacce globali, l’Europa ha la pressante necessità di federalizzare la politica estera, di sicurezza e difesa per fronteggiare i pericoli provenienti sia dall’instabilità acuta del Medio Oriente e dell’Africa, sia dalle tendenze neo-imperiali della Russia.
La terza sfida cruciale è rappresentata dalla crescente disaffezione dei cittadini europei nei confronti dell’UE che si manifesta soprattutto con l’avanzamento dei movimenti nazional-populisti, che sempre più ostacolano non solo l’avanzamento, ma lo stesso mantenimento del grado di integrazione europea finora conseguito. Due sono i fattori che la determinano. Il primo è l’incapacità dell’UE (paralizzata dai diritti di veto nazionali) di affrontare efficacemente i problemi più acutamente sentiti dai cittadini: sicurezza economica, sociale, ecologica, internazionale; governo dell’emigrazione; terrorismo. Il secondo è la mancanza di una reale legittimazione democratica delle istituzioni europee, le cui fondamentali decisioni non sono ancora del tutto soggette al controllo democratico secondo i principi della civiltà politica occidentale.

Alla luce della situazione di crisi esistenziale in cui si trova l’UE e della necessità drammaticamente urgente di una decisiva riforma federale dell’UE, il giudizio sul Vertice di Ventotene non può essere univoco.

Tre punti vanno sottolineati con favore. Anzitutto è importantissimo che i leader di Francia e Germania abbiano accettato l’invito italiano a incontrarsi a Ventotene – oltretutto rendendo omaggio alla tomba di Spinelli – per aprire il discorso sulla risposta alla crisi dell’UE. Ventotene è, con il suo Manifesto, il punto di partenza e il simbolo principale della lotta per la federazione europea. Perciò i tre leader, anche se non hanno parlato esplicitamente di federalismo, hanno lanciato un grande segnale sulla direzione in cui si deve procedere in questa fase estremamente critica. In secondo luogo, Merkel, Hollande e Renzi hanno manifestato l’intenzione dei tre paesi fondatori più importanti dell’UE di guidare l’iniziativa della risposta alla crisi dell’integrazione europea. E’ chiaro che devono prendere l’iniziativa anche il PE e la Commissione. Ma, se manca un impulso decisivo proveniente dai governi nazionali più importanti, non si formerà un fronte riformatore in grado di vincere. In terzo luogo, dal Vertice di Ventotene sono emerse indicazioni sulle iniziative immediate per superare l’impasse in cui si trova l’UE e riguardanti in particolare: i programmi europei per  i giovani e l’occupazione, il rafforzamento del Piano Junker, l’accelerazione del lancio della guardia costiera e di frontiera europea, il Migration Compact, l’avvio di forme di cooperazione più avanzate nel campo della difesa.

Ciò detto, si deve anche prendere atto che dal Vertice non è emersa una dichiarazione congiunta  contenente un disegno complessivo all’altezza della sfida esistenziale di fronte a cui si trova l’integrazione europea. Se le misure concrete e immediate di cui si è parlato a Ventotene non saranno collegate apertamente  alla marcia verso l’unione politica, queste non avranno un consistente sviluppo perché non potranno essere percepite come reali passi verso un’Europa solidale, democratica ed indissolubilmente unita. Esemplificando, è oggettivamente arduo avviare iniziative europee consistenti per la crescita e l’occupazione in mancanza di un impegno a porre le basi istituzionali di un vero governo economico europeo, fornito di un bilancio e delle competenze in grado di imporre il necessario rigore economico-finanziario e di introdurre allo stesso tempo una solidarietà strutturale. Così come, per quanto riguarda la difesa, l’insistenza sui battaglioni transnazionali europei (che già esistono da quasi 10 anni) non deve far dimenticare che essi non possono essere concretamente utilizzati in mancanza di una politica estera realmente comune e, quindi, di un chiaro percorso istituzionale verso l’unione politica che comprende la federalizzazione della politica estera assieme a quella della politica di sicurezza e della difesa.

Nell’inadeguatezza del discorso iniziato a Ventotene gioca chiaramente il fattore costituito dalle preoccupazioni elettorali  e in particolare il timore per l’avanzata dei populisti neo-nazionalisti. Ancora non si vuole comprendere che queste tendenze si possono controbattere efficacemente non con la pavida difesa dello statu quo, bensì con la coraggiosa proposta di un grande disegno innovatore – un disegno che non è emerso il 22 agosto, ma che può emergere se quel discorso viene sviluppato. In questa situazione, in bilico fra la drammatica urgenza di un salto in avanti e le resistenze conservatrici che puntano sulla disgregazione, avrà un’importanza decisiva l’affermarsi  nell’opinione pubblica di un forte orientamento a favore dell’unità europea. Qui è il campo di azione della forza federalista, che è chiamata ad uno sforzo straordinario di mobilitazione dei cittadini europei. In questo quadro rientra in particolare l’impegno di organizzare a Roma il 25 marzo 2017, in occasione del sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, una grande manifestazione popolare europea avente come modello quella svoltasi a Milano il 29 giugno1985 a sostegno al Trattato Spinelli. E questa volta chiediamo una dichiarazione solenne sull’avvio del processo costituente dell’unione politica europea.

  

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