Alla vigilia della Conferenza sul futuro dell’Europa e del lancio operativo dei piani nazionali di ripresa e resilienza per la realizzazione degli obiettivi del Next Generation EU dobbiamo domandarci se questa esperienza possa rappresentare un’occasione di rafforzamento per la democrazia europea, nazionale (italiana in particolare) e territoriale, oltre che di crescita per l’economia e la società. Ciò richiede una riforma del quadro istituzionale, lo sviluppo di politiche volte a rispondere alle esigenze dei cittadini, una migliore gestione delle risorse, la capacità di promuovere i valori dell’Unione in un quadro mondiale pacifico e integrato. Come noto, i federalisti si occupano del processo costituente con l’obiettivo di arrivare  ad una costituzione federale dell’Unione e per far ciò promuovono alleanze costituenti tra le forze politiche che accettano gli obiettivi di integrazione delle sovranità a livello europeo e possono promuoverli nei processi elettorali. I federalisti, pur rispettando l’autonomia delle forze politiche e la  loro dialettica nel definire proposte politiche in Europa, nei Paesi membri e nei territori dove operano, cercano di promuovere un loro impegno al fine di suscitare il consenso degli elettori verso l’Europa e l’evoluzione federale dell’Unione e le sue istituzioni. Questo è un compito che la Conferenza sul futuro dell’Europa deve affrontare.

“L’Europa non cade dal cielo” e “non parte da zero”.  Il processo di integrazione è iniziato 70 anni fa  non è finito. In questa fase è pienamente in corso la tormentata transizione tra il  modello comunitario e quello federale. La transizione non è solo costituzionale, ma è preceduta e seguita dalla politica e dagli obiettivi via via definiti, che incidono sui consenso verso l’Unione. Ad esempio la pandemia ha portato la Commissione ad aggiungere ai suoi compiti quello della fornitura di vaccini, debitamente controllati nella qualità e concordemente ripartiti.  Un’analisi critica delle politiche europee, degli strumenti utilizzati e dei risultati è oggetto doveroso dei federalisti per valutare le ragioni di consenso e dissenso della popolazione, degli operatori economici e sociali e del resto del mondo in un quadro multilaterale e di pacifica integrazione dei continenti e infine globale.  L’evoluzione istituzionale dell’UE può avvenire tramite l’adozione e la successiva modifica di trattati internazionali oppure tramite l’adozione di un testo elaborato da un organo costituente poi direttamente o indirettamente dai cittadini. I federalisti hanno sempre auspicato preferibilmente questo secondo metodo, ma sino ad oggi è il primo che ha dato più risultati.

Alla Conferenza sul futuro dell’Europa non è stato dato il mandato di elaborare un testo di modifica dei trattati, ma per soddisfare al meglio le esigenze di progresso dell’Unione, essa dovrà proporre sviluppi istituzionali e trasferimenti di competenze ben definiti con invito alla partecipazione di tutti gli Stati membri, anche se la mancata adesione di alcuni di essi non può rappresentare un ostacolo. L’esempio principale di una simile accelerazione nel processo di integrazione tra la maggioranza degli Stati membri ci è fornito dalla creazione dell’Unione economica e monetaria e dal Sistema  europeo delle banche centrali con a capo la BCE. La moneta unica è patrimonio non solo per la zona euro, ma per l’intera unione, permettendo la convergenza e la stabilità economica anche dei Paesi che non l’hanno ancora adottata.

Con la crisi economica generata della pandemia da Corona virus è emersa una nuova linea di sviluppo istituzionale, quella offerta da Next Generation EU, ancora formalmente transitoria anche se per la realizzazione degli impegni assunti supera il mandato dell’attuale Commissione (2023). La caratteristica istituzionale di NGEU è che aumenta i contenuti dell’azione europea ed in particolare della Commissione e li finanza con € 1.800 miliardi, coperti largamente con emissioni di titoli sul mercato, una novità che (nonostante gli eufemismi usati nei documenti ufficiali) crea gli eurobonds. Oggi questo strumento è temporaneo, ma ragionevolmente potrebbe divenire strutturale per consentire all’Unione di stimolare adeguati investimenti e consumi in Europa, assicurare il superamento delle crisi cicliche, favorire una convergenza internazionale a livelli elevati e una competitività sostenibile nell’economia mondiale. L’altra novità è la possibilità di coprire l’indebitamento con nuovi proventi fiscali, attraverso l’adozione di tasse comuni sui giganti del web, le transazioni finanziarie e le emissioni inquinanti. Infine, anche se le  risorse di NGEU andranno in gran parte assegnate agli Stati, quest’ultimo devono comunque usarle per le finalità definite a livello UE e predisporre piani approvati e controllati dalla Commissione. È questa innovativa modalità di lavoro e la nascita di una capacità fiscale (limitata e temporanea) che introduce  aspetti di costituzionalismo materiale e giustifica il termine di Next generation EU, cioè di nuova “versione” dell’Unione, i cui vantaggi siano di  tutti e soprattutto dei giovani. Come ha sottolineato Draghi, il sistema degli eurobond potrà continuare solo se questo esperimento avrà successo e quindi è interesse dei Paesi maggiormente destinatari DI impegnarsi nel successo dei piani integrati; da qui la necessità che l’utilizzo delle risorse a livello nazionale sia coerente con gli obiettivi definiti a livello europeo e che i partiti integrino i loro programmi nazionali e quelli europei. Il PD di Enrico Letta, che conserva la presidenza delle fondazione Delors, sembra il più attrezzato per questo compito. Anche alcuni partiti del centro destra sembrano aver capito la sfida e si stanno organizzando per una più incisiva presenza europea, anche se non in senso federalista. Più incerte le scelte delle altre forze politiche, forse troppo spesso adagiate in un europeismo di facciata poco incisivo nelle istituzioni dell’Unione. Credo che il MFE  debba richiamarli alla realtà: senza un chiaro aggancio europeo non si può sperare di avere un ruolo significativo nel governo che prima o poi succederà a quello Draghi.

  

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