A meno di un anno dalle elezioni europee 2024, la GFE e altre 15 associazioni giovanili italiane hanno siglato un Patto comune per costruire un’Europa migliore, più democratica e in grado di tutelare e supportare i cittadini e le cittadine di fronte alle grandi sfide del nostro tempo.

Ciò che accade alle frontiere di una comunità è lo specchio delle contraddizioni più profonde di una società, della sua organizzazione politica e delle sue relazioni con le altre società. Questa equivalenza (ripresa dalle riflessioni del sociologo Abdelmalek Sayad) rivela molto dell’Unione Europea di oggi e delle sue crisi irrisolte, a partire dalla gestione del fenomeno migratorio. Per questa ragione, a meno di un anno dalle elezioni europee 2024, la GFE e altre 15 associazioni giovanili italiane (Fridays for Future Italia, Legambiente, Giovani delle ACLI, Europiamo, Eumans!, Natura Comune, Studi Centro, Comitato 3 Ottobre, Movimento Europeo Giovani, Youthmed, Giovani di Azione Cattolica, Associazione Piero Capone, Base Italia, ESN e One Hour For Europe) hanno siglato un Patto comune per l’Europa di domani, convinte che all’Europa serva una “rivoluzione della speranza”. 

Una dichiarazione congiunta della società civile italiana (non-partitica), per costruire un’Europa migliore, più democratica e in grado di tutelare e supportare i cittadini e le cittadine di fronte alle grandi sfide del nostro tempo. Una dichiarazione per combattere la rassegnazione e l’indifferenza che spesso lascia le nostre generazioni inermi di fronte alle grandi contraddizioni del nostro tempo.

Il patto chiede una riforma federale dei Trattati UE, come previsto anche dal progetto in discussione nel Parlamento europeo, e si articola su sette punti. Questi vanno dalla gestione europea dei fenomeni migratori, così da tutelare la dignità degli individui, al rafforzamento della democrazia; un bilancio federale deciso in modo democratico e alimentato da risorse proprie, che permetta di realizzare a pieno il principio di sussidiarietà, insieme alla solidarietà territoriale e intergenerazionale; una politica estera unica e una difesa comune europea; l’implementazione e il consolidamento dell’esperienza partecipativa avviata con la Conferenza sul Futuro dell’Europa, stabilendo forme di dialogo sempre più continuo e strutturato all’interno dei processi democratici con la società civile, giovanile e non; infine, il consolidamento e la creazione di nuove istituzioni europee capaci di favorire il contrasto alla crisi climatica e le sue conseguenze sull’ambiente e sulla vita umana.

I contenuti del Patto sono stati quindi presentati al pubblico sabato 30 settembre, come primo evento della rassegna “A Europe of Rights” organizzata dal Comitato 3 ottobre (che ricordava il decennale del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 che vide la morte di 368 migranti). Il dibattito ha saputo attirare un forte interesse, grazie anche alla partecipazione di cinque europarlamentari: il Presidente UEF Domènec Ruiz Devesa (S&D-ES), Pietro Bartolo (S&D-IT), Brando Benifei (S&D-IT), Fabienne Keller (Renew-FR) e Isabel Santos (S&D-PT).

Inoltre, come GFE siamo stati presenti (con l’intervento di Matteo Gori) anche alla tavola rotonda di apertura ufficiale di “A Europe of Rights”, moderata dal Segretario del Comitato 3 ottobre Fernando Chironda. Lì, dopo i saluti del sindaco Filippo Mannino e del Presidente del Comitato Tareke Brhane, abbiamo dialogato con i cinque europarlamentari già citati, ma anche con il MEP Thijs Reuten (S&D-NL) e con Mpanzu Bamenga, avvocato difensore dei diritti umani e dei migranti senza documenti.

Le attività GFE sono quindi proseguite nei successivi giorni, con laboratori tenuti per una parte delle centinaia di studenti delle scuole superiori di tutta Europa presenti sull’isola; infine, con la partecipazione alla Marcia verso la Porta dell’Europa il 3 ottobre, giorno del decimo anniversario del naufragio.

Dunque, la presenza a Lampedusa per noi è stato un modo per testimoniare che il futuro dell’Europa si decide ai suoi confini e deve vedere un rinnovamento. Siamo infatti stati sull’isola anche per promuovere il progetto di riforma federale dei trattati del Parlamento europeo: la mattina di sabato 30 abbiamo organizzato un flash mob alla Porta d’Europa con i materiali di Saturdays for Europe.
Ora, terminate le attività a Lampedusa, il lavoro di collaborazione con le associazioni coinvolte nel Patto per l’Europa proseguirà in vista delle elezioni europee, con una serie di incontri che sono in programma. L’obiettivo è di sviluppare una rete ampia della società civile impegnata a promuovere un salto federale dell’attuale UE, perché per difendere la pace e i valori su cui si fonda il progetto europeo serve una chiara scelta di campo, verso una vera Europa federale.

 

  

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