Sembrano poste nel giusto ordine due ricorrenze che rivestono un significato particolare per gli amanti della libertà, della democrazia e della pace.

Prima (25 aprile) ci fu la Resistenza: movimento di popolo che – non solo in Italia - combatté il nazi-fascismo, fino alla Liberazione e al superamento degli anni bui delle dittature e delle guerre. Questo giornale, che al tempo era un foglio clandestino, invitò la cittadinanza alla resistenza armata e i federalisti ne furono parte attiva.

Prima ancora del termine della guerra, risultava già evidente agli occhi dei più avveduti il rischio di ripetere gli errori del passato, quando la Conferenza di Versailles del 1919 mancò l’obiettivo di costruire un quadro di cooperazione tra paesi che includesse anche la Germania sconfitta nella prima guerra mondiale e, adottando un approccio punitivo e imponendo ai tedeschi il pagamento di ingenti riparazioni, favorì la crisi economica e provocò il risentimento che crearono il terreno favorevole all’ascesa di Adolf Hitler e del Partito Nazionalsocialista.

Il nemico non dovevano più essere i tedeschi e gli italiani, bensì i nazisti e i fascisti e quello che avevano rappresentato: l’esasperazione massima del nazionalismo, la volontà di far coincidere stato e nazione, il non riconoscimento di autorità superiori a quella dello stato nazionale e il tentativo di conquistare con la forza lo “spazio vitale” necessario, creando un popolo di cittadini/soldati pronto ad aggredire persone colpevoli di trovarsi al di là del confine, e per questo motivo non degne di diritti.

Per questo, ha senso che al 25 aprile segua il 9 maggio: la Dichiarazione Schuman, simbolo dell’avvio di un progetto politico che pone il valore della pace come obiettivo da raggiungere attraverso progressive condivisioni di sovranità tra i paesi europei, fino all’edificazione di una Federazione europea capace di incatenare il demone del nazionalismo e di liberare le migliori energie del progresso.

Non era scontato sconfiggere la dittatura, e non era scontato che il successivo tentativo di avviare la cooperazione pacifica andasse in porto. Era chiaro, al tempo della Resistenza, cosa c’era da fare per avere un futuro migliore. Per questo motivo è grave che ancora oggi, quella del 25 aprile sia una Festa che non mette tutti d’accordo, anche tra le più alte cariche dello Stato italiano.

Nel secondo dopoguerra, invece, persone straordinarie hanno orientato le decisioni politiche nella giusta direzione quando molti utilizzavano i vecchi occhiali interpretativi e chiedevano vendetta, umiliazione degli sconfitti, rilancio economico nazionale.

Per i federalisti, gli anniversari non sono mai stati solo celebrazioni del passato, ma hanno sempre rappresentato un’occasione per ribadire il proprio impegno di militanti che hanno l’ambizione di agire nella storia.

Mi torna ogni anno alla mente il motto di un volantino del MFE di qualche decennio addietro: “La Resistenza non è finita!”. Solo la limitazione delle sovranità nazionali e l’estensione della democrazia a livello sovranazionale su basi federali, dal quartiere al mondo, possono sconfiggere una volta per tutte il nazionalismo. Il processo ha fatto passi importanti in Europa, tra i ventisette che hanno liberamente deciso di unirsi, nel corso dei decenni, a un’Unione che, seppure imperfetta, ci ha dato stabilità e benessere, ma abbiamo una guerra feroce in Ucraina, alle porte di casa, e a livello mondiale ci troviamo tutt’ora in una condizione di anarchia internazionale. L’ambizione dei popoli a vivere in una condizione di libertà è continuamente messa a dura prova da governi che, laddove la società civile non ha la forza di essere una controparte capace di tener testa al Leviatano, avviano derive autoritarie, cancellano libertà e diritti, e addirittura, come la Russia, invadono territori dei paesi vicini.

Ancora oggi, quindi, è necessario in primo luogo resistere, come sta facendo il popolo ucraino, e dimostrare attaccamento verso i valori fondamentali, come avviene ad esempio in Georgia, dove la gente è scesa in piazza per rivendicare un futuro nell’Unione europea contro le tendenze filorusse del governo, e in Israele, dove i cittadini hanno inscenato imponenti manifestazioni contro il tentativo del governo di varare una riforma che minerebbe l’indipendenza del potere giudiziario, mettendolo sotto controllo politico.

La guerra in Ucraina dimostra che non è sufficiente, per noi europei, tenere in ordine il cortile di casa mentre fuori il mondo brucia. Il mondo ha fatto irruzione nel nostro stesso cortile. Le previsioni più pessimiste, come quella che avremmo passato un inverno al freddo, non si sono avverate, ma con il passare del tempo cresce il rischio che l’opinione pubblica diventi meno favorevole al sostegno militare all’Ucraina. Ci siamo abituati, per decenni, a vivere nell’agio mentre alla nostra sicurezza pensavano gli Stati Uniti. Ora non dobbiamo vacillare nel portare avanti la Resistenza, a va fornito aiuto agli ucraini finché sarà necessario. Ogni segno di debolezza, come la protesta dei paesi dell’est contro l’import di grano ucraino a basso prezzo, o come le difficoltà ad approvare un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia o ad operare acquisti congiunti di munizioni da consegnare all’Ucraina, rafforza la Russia.

Oltre a resistere e per consolidare i valori della Resistenza, dobbiamo puntare a un nuovo 9 maggio, cioè a un salto di qualità dell’Unione europea. Non possiamo più permetterci di non avere una difesa comune. Non possiamo più permetterci di assistere a visite dei leader nazionali in Cina che offuscano la visita della Presidente della Commissione europea. Non possiamo più permetterci di arrivare in ritardo a competere nei settori a più elevata innovazione tecnologica, perché le regole sulla concorrenza impediscono la creazione di imprese europee di dimensione globale mentre altrove si elargiscono generosi aiuti di stato a sostegno dell’industria nazionale.

Non dovremmo più concedere gioco facile alle vecchie e nuove potenze nell’esaltare la nostra disunione, ma non può che essere così fino a quando il “governo” dell’Unione – la Commissione europea – non gestisce un bilancio federale indipendente dai bilanci nazionali, non gestisce una forza armata comune indipendente dalle forze armate nazionali, non può prendere decisioni politiche in modo indipendente dalla volontà dei governi nazionali più importanti.

La strada per un nuovo 9 maggio è quella della revisione dei Trattati, perché - nonostante i progressi di questi settant’anni insieme - disegnano delle istituzioni europee ancora troppo deboli e sanciscono la preminenza del Consiglio europeo, organo in cui sono presenti i governi e in cui vige il potere di veto, sul Parlamento europeo e sulla Commissione europea.

Nei giorni attorno al 9 maggio 2022, siamo stati a Strasburgo prima della riunione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa, a rappresentare la volontà dei cittadini europei di riaprire il cantiere delle riforme istituzionali. Esattamente un anno dopo siamo tornati nella città sede del Parlamento europeo per un presidio davanti alla massima istituzione della democrazia europea con incontro con i parlamentari, e per sostenere in un evento pubblico il lavoro che stanno svolgendo il Gruppo Spinelli e la Commissione Affari Costituzionali per la preparazione del rapporto sulle riforme da sottoporre al Consiglio, coerentemente con la volontà espressa dai cittadini all’interno della Conferenza. I governi non blocchino le richieste dei cittadini e del Parlamento europeo!

 

  

L'Unità Europea

Giornale del

MovimentoFederalista Europeo

Edizione a stampa
Codice internazionale: ISSN 1825-5299
Catalogazione e disponibilità: Catalogo ACNP

 

Edizione online
Codice internazionale: ISSN 2723-9322
Sito Internet: www.unitaeuropea.it

L'Unità Europea su Facebook

Iscriviti alla alla newsletter

 

Sito internet: www.mfe.it

Pagina Facebook del MFE L'MFE su Twitter L'MFE su YouTube

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). E' possibile scegliere se consentire o meno i cookie. In caso di rifiuto, alcune funzionalità potrebbero non essere utilizzabili. Maggiori informazioni