Tra meno di sei mesi si terrà la decima elezione diretta dell'unico Parlamento sovranazionale della storia dell'umanità. Dal 1979 al 2024 sono passati 45 anni. Le istituzioni europee, peraltro nate con la CECA nel lontano 1951 (Trattato di Parigi, entrato in vigore l'anno successivo), si sono progressivamente evolute, spesso in ritardo rispetto alle necessità della storia ed anche rispetto alle aspettative dei cittadini europei, fino ad arrivare all'attuale Unione Europea. Non è questo il luogo per analizzare il lungo percorso che ci ha portato dove siamo, i grandi vantaggi che il progredire dell'integrazione europea ha portato ai suoi cittadini, le delusioni per ogni passo avanti che poteva essere più avanzato, le occasioni mancate, la necessità sempre più urgente di arrivare al raggiungimento dell'obiettivo finale, di volta in volta rimandato a migliore occasione...

Siamo qui. La resilienza del processo di unificazione è grande almeno quanto le forze che si oppongono alla creazione definitiva degli Stati Uniti d'Europa ossia della Federazione Europea. “Da quel momento in poi, oltre ad un lungo periodo di stasi, si è concretizzato un cambiamento di prospettiva: non è detto che un'occasione di fare scelte

evolutive non si traduca in un possibile ritorno indietro.”

Per molto tempo il percorso, lento quanto si vuole, ha sempre visto realizzare passi avanti, fino al lungo stop iniziato con il voto contrario in Francia al nuovo trattato uscito dalla Convenzione avvenuto il 29 maggio del 2005. Da quel momento in poi, oltre ad un lungo periodo di stasi, si è concretizzato un cambiamento di prospettiva: non è detto che un'occasione di fare scelte evolutive non si traduca in un possibile ritorno indietro. Alcune motivazioni per questo cambiamento, senza alcuna pretesa di essere esaustivo, stanno certamente: a) nel fatto che l'Europa che c'è non basta per dare le risposte che si aspettavano di avere i cittadini europei (che, a parte quelli più avvertiti – che sono anche quelli che hanno dato indicazioni chiare nella Conferenza sul futuro dell'Europa – pensano che l'Europa sia già fatta e ne sono delusi); b) nel progressivo allargamento dell'Unione a tanti paesi senza il necessario approfondimento; c) nell'evidente, ancorché ancora graduale, spostamento delle sfide vitali per i popoli della terra, non solo dal livello dello stato nazionale al livello continentale, ma ormai al livello planetario, con conseguente almeno parziale irrilevanza delle decisioni di politiche su scala “solo” continentale (si veda il problema pandemico, quello climatico, quello migratorio o quello energetico come esempi esemplificativi).

L'assenza di risposte ai problemi emergenti e l'ingovernabilità sostanziale del mondo dopo il tentativo di egemonia statunitense a valle della fine dell'equilibrio bipolare hanno infine permesso, come già accaduto nella storia in altre epoche, il ritorno alla chiusura, all'idea di costruire muri, di tenere fuori gli altri, di “salvarsi da soli” insomma, tipici del medioevo, con tutta la congerie di rinascita anche di aspetti culturali di tipo magico – terrapiattisti, no vax, complottisti, ecc. -, anch'essi tipici purtroppo e che ci dicono di come sia facile finire per ragionare con la pancia invece che con la testa, in particolare in situazioni molto stressanti.

Tutto questo nonostante sia ormai evidente, a chiunque utilizzi ancora i propri lobi frontali per ragionare, che il pianeta è un villaggio e che l'umanità è, nemmeno troppo alla lunga, una comunità di destino.

I richiami quindi alle appartenenze consolidate, che danno maggiore sicurezza, sono ben comprensibili e, naturalmente, sopra tutte c'è il richiamo alla propria identità nazionale ed ai suoi valori (quelli autentici di un patriottismo razionale e quindi a “geometria variabile”, diciamo così, e quelli deteriori del nazionalismo).

Ma dove può andare lo stato nazionale da solo? Soltanto verso l'impoverimento e la progressiva disperazione dei suoi cittadini. Questo è chiaro anche a chi difende quei valori ritenendoli ancora validi (per convinzione o per convenienza).

Senza l'Europa nessuno stato europeo, più grande o più piccolo, più forte o più debole, più evoluto o più arretrato, più o meno avvezzo alla democrazia, va da nessuna parte. La scelta europea rappresenta l'unica possibilità di salvare la sovranità reale degli stati. La scelta di costruire gli Stati Uniti d'Europa rappresenta l'unica chance sia per chi crede e si batte prevalentemente per l'affermazione dei diritti, per il  miglioramento del welfare e della giustizia sociale, sia per chi crede e si batte prevalentemente per tutte le libertà, l'autodeterminazione, la difesa dal possibile nemico esterno.

Anche noi federalisti abbiamo attraversato questo tempo, dalla fondazione del MFE avvenuta ormai più di 80 anni fa (ancora durante la Seconda guerra mondiale e ben prima che nascesse la CECA).

Abbiamo avuto la fortuna di avere come riferimenti Altiero Spinelli e Mario Albertini, capaci di capire in anticipo rispetto ai propri contemporanei il processo storico e di individuare correttamente l'azione da mettere in campo di volta in volta per avvicinare l'obiettivo della Federazione Europea. I nostri, oltre che essere grandi uomini, hanno avuto, per gran parte del tempo dell'epoca in cui hanno pensato ed agito, un quadro di riferimento mondiale stabile (quello dell'equilibrio bipolare). Non è quello che è toccato in sorte a noi oggi.

Le difficoltà di comprensione delle dinamiche mondiali sono forse maggiori, gli equilibri molto più precari, la necessità di una Federazione Mondiale, mentre non abbiamo portato ancora a compimento l'unificazione europea, si fa via via più urgente.

D'altra parte, anche la contraddizione tra i fatti e i valori è sempre più evidente e si manifesta ormai nella quotidianità di ciascuno. Basta e avanza come esempio quello sta succedendo in Ucraina e in Medio Oriente.

Ed ecco dunque che nel nostro dibattito interno ci si divide tra federalisti mondiali e federalisti europei (cioè, per semplificare, tra chi ritiene che bisogna battersi per la federazione mondiale in parallelo alla battaglia per la federazione europea e chi vede questi due processi, sul piano dell'impegno politico, come da affrontarsi in serie), tra chi valuta l'Unione Europea come una Federazione ancora incompiuta, ma già con un assetto federale, e chi come una Confederazione a cui manca l'essenziale per fare il salto di qualità (federale); tra chi pensa che dovremmo concentrarsi sulle politiche e chi sul nostro tradizionale ruolo istituzionale; tra chi vorrebbe si guidasse un'opposizione forte ad un governo a trazione nazionalista e chi vede la necessità di un dialogo e quindi propone un atteggiamento più centrato sul far maturare la consapevolezza che le istanze sovraniste (non quelle nazionaliste, beninteso) trovano la possibilità di concretizzarsi solo attraverso la dotazione di competenze conseguenti all'UE; tra chi pensa che dovremmo avere un piano b (trasformare la prossima legislatura del PE in costituente) vista l'improbabilità di arrivare all'apertura di una Convenzione e chi invece punta sul sostegno alla battaglia del PE per l'apertura della Convenzione anche immaginando che questo sia un modo perché la campagna elettorale europea si confronti finalmente su temi europei.

Il quadro italiano è caratterizzato non solo dalla presenza di un governo a trazione nazionalista, ma anche da recenti fatti di una certa rilevanza per i federalisti: la Camera ha bocciato, il 21 dicembre scorso, la modifica del MES e il Capo dello Stato, pur di provata fede europeista, ha ritenuto, nel suo discorso di fine anno, di non dover citare le attuali prospettive sul campo relative alla riforma dei trattati europei e neppure di dover effettuare un richiamo esplicito alle prossime elezioni europee. A prescindere da qualunque possibile valutazione specifica, occorre prendere atto della difficoltà estrema nella quale ci dobbiamo muovere.

La campagna elettorale per le europee si tiene mentre è stato trasmesso al Consiglio Europeo il testo, molto articolato, approvato dal Parlamento Europeo, che prevede la richiesta di aprire una Convenzione per la riforma dei trattati e che quindi il Consiglio Europeo avrà all'ordine del giorno del prossimo incontro previsto a marzo.

“Noi abbiamo bisogno di politiche europee, di destra o di sinistra che siano, perché quelle nazionali sono inutili (di destra o di sinistra che siano).”

L'atteggiamento che assumerà il governo italiano avrà certamente una sua rilevanza ed è necessario che questo atteggiamento possa tener conto dell'interesse dei propri cittadini arrivando alla consapevolezza che si può difendere la sovranità dell'Italia solo all'interno di una Unione Europea forte e capace di agire.

I federalisti devono lavorare perché maturi questa consapevolezza. In questo senso occorre far emergere sempre, partecipando o promuovendo dibattiti sui temi fondamentali, come le politiche nazionali non sono in grado di fornire risposte, ma che esse sono possibili solo nel quadro europeo. Non dovremmo cadere invece nella tentazione di dare le nostre soluzioni (legate al nostro modo individuale di  vedere le cose). Noi abbiamo bisogno di politiche europee, di destra o di sinistra che siano, perché quelle nazionali sono inutili (di destra o di sinistra che siano).

Trasformare la campagna elettorale in una campagna che si concentri sui temi europei è un evento sempre molto difficile a verificarsi nel nostro paese anche quando si tratta di elezioni europee. In questa occasione la presenza sul tavolo del progetto del Parlamento Europeo può essere un elemento da sfruttare. Fino a che sarà aperta la possibilità che venga convocata una Convenzione per la riforma dei trattati i federalisti devono sostenere questa posizione, devono essere a fianco della battaglia del Parlamento Europeo, come lo sono stati, esattamente 40 anni fa, in occasione della battaglia di Altiero Spinelli.

 

  

L'Unità Europea

Giornale del

MovimentoFederalista Europeo

Edizione a stampa
Codice internazionale: ISSN 1825-5299
Catalogazione e disponibilità: Catalogo ACNP

 

Edizione online
Codice internazionale: ISSN 2723-9322
Sito Internet: www.unitaeuropea.it

L'Unità Europea su Facebook

Iscriviti alla alla newsletter

 

Sito internet: www.mfe.it

Pagina Facebook del MFE L'MFE su Twitter L'MFE su YouTube

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). E' possibile scegliere se consentire o meno i cookie. In caso di rifiuto, alcune funzionalità potrebbero non essere utilizzabili. Maggiori informazioni